Ennesimo appuntamento
con Insieme raccontiamo. Appuntamento numero 20.
Per chi non conoscesse l'iniziativa, si tratta di un gioco che prevede un incipit scritto da Patricia, e la creazione di un finale, con un limite di parole e a tema libero, scritto dai partecipanti.
Per chi non conoscesse l'iniziativa, si tratta di un gioco che prevede un incipit scritto da Patricia, e la creazione di un finale, con un limite di parole e a tema libero, scritto dai partecipanti.
QUI trovate il post di lancio
della madrina Patricia Moll
Spero di divertirvi
come mi sono divertito io a giocare con le parole e la fantasia.
L'incipit di Patricia
Porca
miseria! Era in ritardo e si era pure persa. Non essere capace a leggere le
cartine era grave e non avere il gps era pure peggio.
Da quello che ricordava non doveva attraversare un bosco ma una città. Menomale che ne stava uscendo e forse così avrebbe incontrato qualcuno a cui chiedere informazioni. E magari far benzina… accidenti! Il serbatoio era quasi vuoto. Ma non aveva fatto il pieno prima di partire? Forse l’auto aveva qualche problema o sbagliando strada l’aveva allungata....
“E come mai è così buio ?” si chiese.
Lasciata l’oscurità creata da quegli enormi castagni così alti da non lasciarle intravedere il cielo, aveva sperato nel sole e invece…. “Ci mancava ancora il temporale!”
Tuoni e fulmini a raffica e là, nel prato alla sua sinistra… la casa… quella che aveva sognato la notte precedente e quella prima ancora. Da settimane la sognava ormai.
Vecchia, in pietra, con una torretta su un lato… costruita su un terreno incolto a fianco di un fosso pieno di acqua… sotto un cielo nero che illividiva a causa dei lampi violenti come esplosioni nucleari.
E quella finestra a piano terra illuminata...
L’auto inchiodò improvvisamente come se avesse premuto di colpo il freno ma lei non lo aveva nemmeno sfiorato.
Da quello che ricordava non doveva attraversare un bosco ma una città. Menomale che ne stava uscendo e forse così avrebbe incontrato qualcuno a cui chiedere informazioni. E magari far benzina… accidenti! Il serbatoio era quasi vuoto. Ma non aveva fatto il pieno prima di partire? Forse l’auto aveva qualche problema o sbagliando strada l’aveva allungata....
“E come mai è così buio ?” si chiese.
Lasciata l’oscurità creata da quegli enormi castagni così alti da non lasciarle intravedere il cielo, aveva sperato nel sole e invece…. “Ci mancava ancora il temporale!”
Tuoni e fulmini a raffica e là, nel prato alla sua sinistra… la casa… quella che aveva sognato la notte precedente e quella prima ancora. Da settimane la sognava ormai.
Vecchia, in pietra, con una torretta su un lato… costruita su un terreno incolto a fianco di un fosso pieno di acqua… sotto un cielo nero che illividiva a causa dei lampi violenti come esplosioni nucleari.
E quella finestra a piano terra illuminata...
L’auto inchiodò improvvisamente come se avesse premuto di colpo il freno ma lei non lo aveva nemmeno sfiorato.
Il mio finale
Scese.
Dovette
alzare il bavero della giacca nell'illusione di proteggersi dal vento. Alzò gli
occhi al cielo e vide che un banale temporale si stava trasformando in qualcosa
di peggio. Sussultò a causa di un tuono vicinissimo.
Tornò a
guardare in alto, il cielo era oramai completamente coperto da spesse nubi
nere. Macchie di luce dai colori cangianti mulinavano, a tratti sembravano
quasi contrarsi e dilatarsi, come gigantesche bocche il cui fondo era più buio che mai.
Cadde
improvvisa una pioggia fitta e violenta.
Corse
prendendo come riferimento la luce giallognola e tremolante della finestra al primo
piano. Sentiva il cuore scoppiare nel petto, faceva fatica a contrastare il
muro d'acqua e il vento, la luce pareva allontanarsi sempre di più a ogni
passo. La forza d'impatto della pioggia le impediva di tenere gli occhi aperti.
Fu presa dal terrore. Immagini le
balenarono alla mente: la sorellina che venticinque anni prima aveva lasciato
morire in quello specchio d'acqua senza soccorrerla e senza chiedere aiuto. Ricordava
il puro godimento di quegli attimi fomentato dalla brutale invidia che la spingeva
a desiderare di vederla morta. Adesso, per la prima volta, quei sentimenti la
sconvolgevano. Non era pentita, ma terrorizzata senza capire il perché.
Scivolò a terra battendo la testa su di una pietra. Perse i sensi.
Quando si
riprese vide che aveva smesso di piovere.
Il
panorama era cambiato, della casa soltanto macerie, tutt'intorno nebbia, terreno
ghiacciato e scivoloso. Nessun suono se non quello dei suoi ansiti.
Paura.
Poco più
avanti la foschia parve diradarsi. Vide la sua auto accartocciata contro
l'unico albero di quello che prima era un bosco.
La nebbia
si dissolse. Si guardò intorno. Nulla intorno a lei. Una terra desolata e
fredda. Una distesa di ghiaccio che si estendeva a perdita d'occhio.
Tornò a
guardare verso la macchina, si fece ancora più vicina. All'interno un corpo
senza vita: il suo.
Urlò. Un
grido che partiva dal profondo ma che non aveva voce.
Sola.
© 2017 di Massimiliano Riccardi