scrivere per vivere vivere per scrivere

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La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM

Visti e consigliati

Regia Emanuele Crialese

Un film dal forte impatto emotivo. Molto efficace la decisione di caratterizzare i personaggi grazie  all'uso del dialetto.
Viene posta una domanda fondamentale: cosa succede quando ti viene chiesto di rischiare tutto, spesso il poco che hai, per salvare chi non ha niente?  La risposta viene spontanea per chi osserva "la legge del mare", che poi è la legge dell'uomo. Quel semplice concetto è cosi radicato nei nostri protagonisti da essere un modo di vivere, dove agire con giustizia è una condizione imprescindibile. Un vecchio pescatore, povero, che non parla neanche l'italiano, ci ricorda cosa vuole dire essere uomini in un mondo fatto di uomini, a ogni costo, anche contro le leggi dello Stato se vanno contro il proprio codice che dice che non si abbandona nessuno in mare. Un codice che ci ricorda che solo tendendosi la mano, guardandosi negli occhi, si riesce ad andare avanti. Bravi tutti gli attori, belle le atmosfere, ti sembra di sentire il calore del sole della Sicilia e il salino incrostato sulla pelle, veramente un bellissimo film.


© 2014 di Massimiliano Riccardi




Film di grande impatto. I dialoghi contano poco. Immagini ed atmosfere che si susseguono come pennellate su di una tela fatta di tessuto grezzo e stropicciato. 
Personaggi emblematici, caratterizzati mettendo in evidenza i punti di forza e le debolezze dell'animo umano. 
Le due sorelle, due parti di un unica anima. La lotta per la vita, la protezione. Simboli potenti.
Il marito che all'ultimo istante fugge davanti all'inevitabile cercando una morte solitaria a simboleggiare l'uomo che da egoista abbandona tutti al loro destino dopo aver preso quello che poteva da questo pianeta. 
Il bambino, innocente, inconsapevole e mantenuto tale sino alla fine. Il futuro dell'umanità che si dissolve.
Un grande ritorno di un grande regista, qui la fantascienza c'entra poco, tutto ciò che scorre sotto i nostri occhi attiene piuttosto all'arte subliminale. Bellissimo.


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© 2014 di Massimiliano Riccardi.


I VINTI

La seconda opera di Michelangelo Antonioni dopo "Cronaca di un Amore". Film diviso in tre episodi, per tre diverse ambientazioni.
Nell'episodio francese il male come banalità del gesto fine a se stesso. Il giovane che commette il delitto non è neanche in grado di finalizzare l'atto drammatico appena compiuto, il complice che vilmente si dissocia viene assolto da un padre specchio della società che decide chi è colpevole o chi non lo è a prescindere dalla giustizia. La morale discende dall'alto, il vile non è più vile il complice non è colpevole di nulla solo perché una sorta di autorità ha deciso così , significativa la frase rivolta al ragazzo che è tra gli ideatori dell'efferato delitto :
< vattene a casa tu, che non hai fatto niente.>
Il potere, a prescindere dagli atti commessi, assolve o condanna a suo piacimento.
Assoluzione, colpevolezza, banalità del male pur nella sua atrocità, questi sono gli ingredienti dell'episodio italiano, la catarsi finale con la morte del giovane assassino come monito che il delitto non paga.

L'episodio inglese, forse il più originale, vede come protagonista la follia lucida e programmata, il bisogno di uscire dalla massa a qualsiasi costo. La vita umana non ha più valore, il cinismo totale prevale. Un giovane che uccide per diventare famoso e apparire sui rotocalchi
Un tentativo di proporre quello che diventerà un filone sfruttato negli anni a seguire: il film denuncia.

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© 2014 di Massimiliano Riccardi




< Grazie , sto bene, a parte un forte desiderio di morire che spero mi passi presto... >
Cosi esordisce Marlon Brando rivedendo la sua bella tornando all'isola di lei, ad ammutinamento avvenuto e dopo essersi rovinato la vita perdendo il suo ruolo sociale e negandosi per sempre la possibilità di tornare a casa. Frase emblematica che forse caratterizza tutto l'essere attore di questo grande del cinema. Ricordiamo tutti il rifiuto del premio Oscar che gli fu assegnato per "Il padrino". Un atto di protesta contro la discriminazione razziale. 
Gli ammutinati del Bounty un film kolossal dai toni epici, una storia d'amore indimenticabile, una storia di ribellione dai soprusi che non ha eguali nella storia del cinema.
Un film non solo da vedere, ma da avere e conservare nella propria videoteca.
Uno dei dieci film che io ritengo capolavori assoluti. Consigliato a tutti.

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© 2014 di Massimiliano Riccardi




Sentieri selvaggi. 
Un capolavoro non solo di John Ford ma del cinema nel suo insieme.  Uno dei primi tentativi (era il 1956), di affrontare il western gettando un occhio sul classico eroe stereotipato e l'altro sui nativi americani finalmente umanizzati e non semplici e brutali cacciatori di scalpi. Qui troviamo per la prima volta l'eroe americano che affronta la lotta contro il pregiudizio, il suo pregiudizio. 
Dal punto di vista della costruzione cinematografica, basterebbero le poche inquadrature iniziali per dare un senso alla parola CINEMA. Dal buio profondo si apre una porta sull'immensita' della prateria, una donna che si staglia, in attesa. Un uomo che giunge. La speranza di una nazione che nasce , dal buio della barbarie una porta si apre sulla luce accecante del futuro rappresentato dalle immensità della prateria americana, l'eterna lotta tra il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, l'amore che vince sul pregiudizio, un grande paese che progredisce e si sviluppa proprio grazie e attraverso le sue contraddizioni. Fantastico.

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© 2014 di Massimiliano Riccardi



Bisogna dirlo, perché è così, dagli albori del cinema il pubblico americano è condizionato dall'idea che la vecchia cara europa sia tutto un pullulare di vampiri, licantropi, mostri di Frankenstein, mummie vaganti, golem, dottori bipolari come Jekyll e chi più ne ha... ne metta. La filmografia è ricchissima, filmoni e filmetti, di tutto un po'.
Ci offendiamo? Naa, se lo scotto da pagare per essere vittima di stereotipi è gustarci molti dei capolavori che Hollywood ci ha regalato... possiamo sopravvivere e superare il trauma.
Nel 1981, un giovane, un trentunenne di Chicago decide di dare una svolta al mondo dell'horror: paura; effetti speciali innovativi per l'epoca; colonna sonora magnifica di Bernstein e con pezzi di Sam Cooke, Van Morrison, Creedence Clearwater Revival; umorismo macabro; azione; make-up artist da premio oscar. Insomma un vero e proprio insieme di fattori destinati a creare un cult della storia del cinema. Quel giovane è John Landis, dopo il grande successo di Animal House e The Blues Brothers, decide di tornare sui suoi passi e memore del gusto che gli aveva procurato il suo film di esordio Slok (horror satirico), del 1973 ma uscito in Italia nell'82, scrive e dirige Un lupo mannaro Americano a Londra
                                 (John Landis saluta la concorrenza: "io sono un genio, voi non lo so")
La trama è persino troppo scontata, addirittura un chiaro riferimento a "Il mastino dei Baskerville", quindi nulla di nuovo sul fronte della narrazione, non ve la racconto, la trovate QUI.
La grandezza di questo filmone, filmaccio, filmissimo, è nella giusta miscela degli elementi che abbiamo elencato prima. Non credo di essere una voce isolata nel deserto se uso ad alta voce il termine CAPOLAVORO. 
Il film ottiene, giustamente, un grosso successo di pubblico. Non voglio annoiarvi con altri dettagli, che per altro sono stranoti e reperibili sul web, voglio solo consigliare 97 minuti di spettacolare e divertentissimo cinema d'autore. Quindi, armatevi di dvd, blu-ray, vecchie vhs e godetevi lo spettacolo... ma sopratutto...guardatevi dalla luna ragazzi.

© 2015 di Massimiliano Riccardi

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